La Storia della Comunicazione
Il museo è per definizione il luogo della memoria, lo spazio in cui il passato prende forma, diventa visibile, si può anche toccare. Nel museo la storia si ascolta. E' voce, suono, musica, sibilo di frequenze, che arrivano da lontano, emesse da apparecchi voluminosi, in stile e materiali che ci parlano di un’epoca che fu e ci riportano a ieri. Nel museo la storia si osserva nelle immagini e negli strumenti di un’epoca che sembra così lontana, ma che ci fa capire come l’evoluzione dei tempi si basi sulla genialità dell’uomo. Il Museo Tibaldo è tutto questo. Un luogo affascinante dove riscoprire la magia della comunicazione.
La Storia delle Macchine Musicali
L'industria per la costruzione dei piani a cilindro nasce nel Novarese e si espande via via in molte altre parti del paese. Fra i primi nomi di particolare evidenza furono: i Fratelli Ottina Pellandi di Novara; De Vecchi di San Michele (VR); Martelletti di Casale Monferrato, ecc. Agli inizi furono costruiti i piani a sedia con caratteristiche simili ai piani a coda, pesavano circa 45 Kg ed erano trasportati a tracolla dai suonatori ambulanti assieme ad un cavalletto sul quale venivano appoggiati. Questi strumenti a seconda delle varie regioni prendevano definizioni diverse: ad esempio a Napoli erano chiamati "pianini", in Lombardia e Francia "organetti da barberia", nel Veneto "verticali", in altri luoghi semplicemente "organi" o "pianole". Si passò presto alla costruzione dei piani a cilindro verticali, dotati di leva a mano e successivamente di motore a manovella. Per il cambio dei brani musicali in un primo momento si ricorreva ad un perno che nel 1970 circa venne sostituito da una leva che comandava una camme a volte chiamata lumaca. Il nuovo sistema consentiva di poter scegliere con una certa rapidità, attraverso l'indicazione di un numero, il brano musicale che si desiderava ascoltare. Contemporaneamente in Germania ed in Austria si cercavano soluzioni alternative in direzione di organi a cilindro o ad armadio funzionanti con sistema a pesi o a molla. Nei primi anni del 1900 i cilindri vennero completati con l'aggiunta del suono delle campane, della batteria, delle nacchere e dei mandolini. Strumenti così complessi venivano noleggiati o venduti ai gestori di locali pubblici. Questo genere di industria continuò a svilupparsi fino ai primi anni '20 ma a partire dal 1877 con l'invenzione del fonografo e successivamente del grammofono, il destino di uno dei più romantici degli strumenti musicali, attorno al quale oltre un secolo di vita sociale era trascorsa, era praticamente segnato.
La Storia della Fonografia
La prima registrazione meccanica del suono è molto probabile che risalga al 1853, quando Edouard Léon Scott de Martinville riuscì a registrare la voce umana su fogli di carta anneriti. Nel 1876 Thomas Alva Edison riprese il lavoro di Scott e il 21 novembre del 1877 annunciò l’invenzione del fonografo. L’oggetto era costituito da un rullo di ottone, sostenuto da un asse filettato. Sul cilindro era tracciato un solco a spirale e la superficie era ricoperta da un foglio di stagnola. Durante la registrazione, il cilindro ruotava e la stagnola veniva sfiorata dalla puntina collegata alla membrana vibrante. La puntina, seguendo le oscillazioni della membrana, incideva una traccia profonda nella stagnola, registrando in tal modo il suono. Il 19 febbraio 1878 Edison ottenne il brevetto della propria invenzione e creò la “Edison Speaking Phonograph Company”. Verso il 1885, un ingegnere tedesco, Emile Berliner, pensò di utilizzare un disco al posto del cilindro in cui la puntina invece di oscillare verso l’alto e il basso, oscillava a destra e a sinistra. Il brevetto di questa invenzione chiamata Grammofono, venne ottenuto da Berliner nel 1887. Tra il 1890 e i primi anni venti erano in commercio sia registrazioni su disco che su cilindro, riproducibili su un’ampia gamma di apparecchi venduti. Nel 1908 il disco inciso su due lati incontrò il favore del pubblico, portando ad una sempre maggiore diffusione. Edison si convertì al disco nel 1912 e cessò la produzione dei cilindri nel 1929. Il successo dei dischi era dovuto alla facilità di incidere e riprodurre le incisioni su una superficie piana invece che cilindrica. Il perfezionarsi dei sistemi portò alla registrazione magnetica, prima su filo e poi su nastro.
La Storia del Pre-Cinema e Cinema
Il Pre-Cinema rappresenta un lungo periodo di esperimenti, legati alla proiezione di immagini ed al movimento illusorio. Grazie agli inventori, padre Athanasius Kircher, al matematico astronomo e fisico Christiaan Huygens e all’ottico don Matteo Campani, dal XVII secolo nacque l’antenato più prossimo dello spettacolo cinematografico, la Lanterna Magica che proiettava su una parete di una stanza buia, immagini dipinte su vetro e illuminate da una candela dentro una scatola chiusa, tramite un foro con una lente. Con la nascita della fotografia si iniziò a studiare la riproduzione del movimento in scatti consecutivi e si cercarono i modi di proiettare fotografie in successione, in modo da creare l’illusione del movimento. La pellicola cinematografica venne inventata da George Eastman nel 1885 e il Cinema inteso come proiezione in sala di una pellicola stampata, di fronte ad un pubblico pagante, è nato il 28 dicembre 1895, grazie ad un’invenzione dei fratelli Louis e Auguste Lumière, i quali mostrarono un apparecchio da loro brevettato, chiamato Cinématographe. Nel 1900 i fratelli Lumière cedettero i diritti di sfruttamento della loro invenzione a Charles Pathé proprietario di una fabbrica di fonografi e pellicole per Cinetoscopi. Il cinematografo si diffuse così in Europa e poi nel resto del mondo.
La Storia della Fotografia
La scoperta della fotografia non è attribuibile ad una sola persona, ma è un avvenimento che si è evoluto nel corso dei secoli. I primi veri studiosi risalgono al 1400 e sono gli arabi Al-Kindi e Al-Hazen, che con la camera oscura, sono arrivati alla scoperta della tecnica della fotografia. La prima camera oscura portatile fu costruita dall'astronomo austriaco Johanes Keplero nel 1620. Joseph Nicephore Niepce scoprì che il bitume di Giudea schiariva alla luce e lo utilizzò nel 1822 per produrre delle copie di un'incisione di un cardinale, cospargendo una lastra di peltro con questa sostanza. Louis Jacques Mandé Daguerre, nel 1837 giunse all’invenzione del “dagherrotipo”, che consisteva in una lastra di rame con applicata una sottile foglia d’argento, che esposta a vapori di iodio reagiva formando ioduro d’argento. Seguì l'esposizione alla camera oscura dove la luce rendeva lo ioduro d'argento nuovamente argento. L'immagine non risultava visibile fino all'esposizione ai vapori di mercurio. Un bagno in una forte soluzione di sale comune fissava, seppure non stabilmente, l'immagine. Le prime fotografie destarono subito interesse e meraviglia, ma nonostante questi successi incoraggianti, la fotografia incontrò inizialmente dei problemi nel ritrarre figure umane a causa delle lunghe esposizioni, almeno otto minuti a cui il soggetto era sottoposto, per ricevere poi un’immagine innaturale. Solo nel 1840 l’introduzione di un obiettivo che permetteva una maggiore luminosità e l’aumentata sensibilità della lastra dagherrotipa, permisero esposizioni di soli trenta secondi. Nel 1851 Frederick Scott Archen introdusse il procedimento al Collodio, che in breve tempo sostituì tutte le tecniche precedenti. Il 1888 vide la nascita della Kodak N.1. Inizialmente il materiale fotosensibile era cosparso su carta che venne sostituita con una pellicola di celluloide avvolta in rulli, la moderna pellicola fotografica. La fotografia era in bianco e nero e i diversi colori erano resi con semplici sfumature di grigio. Fu il fisico James Clerk Maxwell che nel 1859 dimostrò con un procedimento definito additivo, la possibilità di ricreare il colore sovrapponendo la luce rossa, verde e blu, chiamati colori primari additivi. La pellicola per negativi a colori ebbe origine dalla Kodacolor nel 1941.
La Storia della Radio
Le radiocomunicazioni sono il frutto delle scoperte e della cooperazione di numerosi scienziati e tecnici appartenenti a diversi paesi. Faraday, all'inizio del XIX secolo, scoprì che i campi elettrici possono essere indotti da campi magnetici variabili. Pochi anni dopo lo scozzese James Clerk Maxwell, sostenne che le onde elettromagnetiche seguivano le stesse leggi della luce. Il termine "radio", derivato da "radiazione", fu adottato in una conferenza svoltasi a Berlino, nel 1906, con riferimento alle comunicazioni mediante onde elettromagnetiche. Un giovane fisico tedesco, Heinrich Rudolf Hertz, costruì un dispositivo (detto oscillatore) che produceva delle scariche elettriche, le quali a loro volta generavano onde elettromagnetiche. Accanto all’oscillatore, Hertz poneva un altro apparecchio di sua invenzione detto “risonatore”. Hertz morì a soli 37 anni il 1° gennaio 1894; qualche mese piu tardi l’inglese Oliver Joseph Lodge, presentò un perfezionamento al sistema che consisteva nella sostituzione del “risonatore di Hertz” con un nuovo dispositivo al quale aveva dato il nome di “coherer”. Leggendo una rivista scientifica, Marconi venne a conoscenza delle esperienze di Hertz sulle onde elettromagnetiche ed ebbe la capacità di intuire che quella scoperta e quegli apparecchi avrebbero consentito di effettuare comunicazioni telegrafiche. Durante l’estate del 1894 Marconi lavorò intensamente, per riprodurre gli strumenti necessari a ripetere gli esperimenti di Hertz e Lodge. Nell’inverno proseguì con le ricerche dirette a costruire “coherers” piu sensibili e nella primavera del 1895, dotò il “trasmettitore” di un sistema antenna terra. Il risultato fu un aumento notevole della forza dei segnali che permise a Marconi di allontanare ancora di più il ricevitore fino a una distanza di alcune centinaia di metri e nell’agosto del 1895, riuscì a trasmettere ad una distanza di più di un chilometro. ll 2 giugno 1896, Marconi presentò all’Ufficio Brevetti di Londra la domanda del brevetto di Telegrafia Senza Fili che venne rilasciato l’anno successivo. Nel 1901 Marconi lanciò il primo messaggio radiotelegrafico attraverso l'atlantico, da una stazione trasmittente situata in Cornovaglia. Uno dei grandi limiti dell'invenzione di Marconi risiedeva nel fatto che si potevano inserire solamente impulsi adatti per il codice Morse, cosa che era inadatta per la trasmissione dei suoni. Nel Dicembre del 1900, usando un trasmettitore a scintilla, Fessenden riuscì a trasmettere un breve messaggio fonico. Cinque anni più tardi l'americano Dunwoody brevettò l'uso del cristallo di carborundum come rivelatore e nello stesso anno un altro ingegnere Pickard utilizzò cristalli di silicio. Questi nuovi tipi di detector permisero la diffusione dei primi apparecchi riceventi per uso domestico. Altri metalli furono usati a questo scopo come la famosa "galena", il minerale da cui presero il nome i primi "radioamatori": i "galenisti". Nel 1904 lo scienziato inglese Fleming ideò il diodo e due anni dopo, nel 1906, l'ingegnere americano De Forest inventò il triodo. Entrambi rappresentarono l'invenzione che rimarrà incontrastata per anni nel settore elettronico. Fino alla seconda guerra mondiale le radio erano pesanti e ingombranti a causa delle grosse valvole termoioniche. Solo con l'introduzione del transistore le dimensioni dei ricevitori si sono progressivamente ridotte.
La Storia della Ducati
I tre figli di Antonio Cavalieri Ducati, ingegnere industriale affermatosi alla fine del XIX secolo, sono i personaggi ai quali si deve la nascita dell’azienda Ducati. Antonio Cavalieri Ducati, originario di Comacchio, si trasferì a Bologna nella seconda metà dell’Ottocento, in piena rivoluzione industriale. La Società Scientifica Radio Brevetti Ducati fu fondata dall’Ing. Antonio Cavalieri Ducati il 4 luglio 1926 ed era specializzata nella ricerca e produzione di tecnologie di comunicazione radio. Con la morte del padre i figli Adriano, Bruno e Marcello iniziarono la loro attività con la produzione di un condensatore denominato “Manens". La produzione venne ampliata con la realizzazione delle prime apparecchiature radiofoniche, antenne radio, i primi sistemi di comunicazione interfonica denominati “Dufono”, macchine fotografiche, rasoi elettrici, proiettori cinematografici e addizionatrici elettriche. Durante la seconda guerra mondiale, la Ducati fu obbligata a convertire la produzione da uso civile ad uso militare e dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, la fabbrica fu occupata dalle truppe tedesche e il 12 ottobre 1944 fu bombardata e distrutta. I fratelli Ducati non si persero d’animo e gia alla fine del 1945 l’azienda era stata parzialmente ricostruita, così da permettere, nel marzo 1946, l’inizio della produzione del Cucciolo, il primo prodotto motociclistico realizzato a Borgo Panigale. Purtroppo, proprio a causa dei danni subiti durante la guerra, i fratelli Ducati non riuscirono più a gestire in modo proficuo l’azienda, per cui, nel 1948, la proprietà fu ceduta alle partecipazioni statali. Il 18 maggio 2001, all’età di 96 anni, A scomparso Bruno, l’ultimo in ordine di tempo, dei fratelli Ducati.
La Storia del Telefono
Nella metà dell’ottocento Antonio Meucci, un italiano che viveva e lavorava negli USA, realizzò uno strumento in grado di trasmettere i suoni. Graham Bell lavorò a lungo sulle teorie di Meucci e provò ad inviare segnali sonori partendo dalla vibrazione di barrette di acciaio, secondo le sette note musicali. Anche Elisha Gray studiava la trasmissioni di suoni per via elettrica, chiamato telegrafo armonico e nel 1876 ne diede dimostrazione, ma due ore prima di presentare la richiesta di brevetto, Alexander Graham Bell presentò la sua. Come risultato, soprattutto negli Stati Uniti e Canada, Bell viene accreditato dell'invenzione. Nel 1871 Antonio Meucci dimostrò il funzionamento del suo apparecchio che chiamò “telettrofono” e presentò un brevetto provvisorio, da rinnovarsi annualmente al costo di 10 dollari, ma aveva potuto rinnovarlo solo fino al 1873, non potendosi permettere la cifra di 200 dollari per il brevetto definitivo. Dopo aver realizzato questa importantissima invenzione morì povero e dimenticato e solo l'11 giugno 2002 il Congresso degli Stati Uniti ha riconosciuto, storicamente, ad Antonio Meucci la paternità del telefono. In Italia la prima prova pratica del telefono avvenne il 30 dicembre 1877, tra due apparecchi costruiti dai fratelli Gerosa e il primo servizio telefonico iniziò nel 1881. La prima telefonata transatlantica avvenne tra New York e Londra, il 7 gennaio 1927. La storia delle successive invenzioni e miglioramenti del telefono elettrico comprende: il microfono con membrana piena di granuli di carbone e sostituito poi dal microfono electret, il centralino manuale, il selettore a disco, il sistema pentaconta, la centralina telefonica automatica, la tastiera per la composizione a toni Touch Tone, la digitalizzazione del suono tramite varie tecniche di codifica, tra cui la modulazione d’impulso. I sistemi più recenti comprendono: telefonia IP, ISDN, ADSL, il telefono cellulare, i telefoni cordless e i cellulari di terza generazione, che permettono il trasferimento dei dati ad alta velocità.
La Storia della Televisione
Il 25 marzo 1925 è la data d’inizio della storia della televisione, quando l’ingegnere scozzese John Logie Baird diede una dimostrazione in un centro commerciale di Londra. Il 2 ottobre dello stesso anno, Baird realizzò una trasmissione a distanza di immagini in movimento con una vasta gamma di grigi, quelle che vengono comunemente chiamate in bianco e nero. La televisione di Baird fu definita televisione elettromeccanica perché l’apparecchio di ripresa delle immagini e quello di visione si basavano su un dispositivo elettromeccanico inventato nel 1883 da Paul Gottlieb Nipkow, il disco di Nipkow. Questa televisione si diffuse solo in alcuni Stati del mondo, in Italia non si diffuse e nel 1939 fu sostituita dalla televisione elettronica. La televisione elettronica fu realizzata il 7 settembre 1927 dall’americano Philo Farnsworth e fu definita così perché sia l’apparecchio di ripresa delle immagini che quello di visione erano realizzati con un dispositivo elettronico, il tubo a raggi catodici, inventato dal fisico tedesco Ferdinand Braun nel 1897. Le prime prove di diffusione della televisione in Italia avvennero nel 1934 e nel 1949 Corrado presentò una trasmissione sperimentale. Ma il servizio regolare cominciò soltanto dal 3 gennaio 1954 a cura della RAI, in bianco e nero.
La Storia della Rumi
Donnino Rumi nacque nel 1906 a Bergamo ed è in questa città che si è dipanata tutta la sua storia di uomo e di artista. Bisogna andare alla fonderia che possedeva il padre per trovare Donnino Rumi, appena dodicenne, garzone di bottega, lavoratore infaticabile, pieno di curiosità e già profondamente attratto da ogni forma di espressione artistica. Non ancora ventenne, si trova a doversi occupare in prima persona della fonderia che nell’anteguerra produceva eliche e periscopi (cosa che si riscontra anche sul logo aziendale), la cui forza lavoratrice era passata da una decina degli anni venti al migliaio di occupati allo scoppio della seconda guerra mondiale. Nel primo dopoguerra la produzione venne rilanciata nel campo dei macchinari per l’industria alimentare, per l’industria cinematografica e per quella tessile. La produzione motociclistica inizio nel 1949, su decisione di Donnino Rumi, con la preparazione di un prototipo presentato alla Fiera Campionaria di Milano nel 1950. Le moto Rumi si sono sempre distinte per la loro originalità, sia stilistica che tecnica, tanto da essere definite le moto dell’artista proprio per la grande passione per l’arte che aveva Donnino. L’azienda bergamasca, che era riuscita a raggiungere anche i 1.500 occupati, venne coinvolta in un dissesto finanziario, causato in parte anche da sconvolgimenti politici in Argentina, che causarono la perdita di ingenti forniture di macchine tessili. Da questi eventi non riuscì a risollevarsi, terminando la sua produzione, compresa quella di mezzi a due ruote, nel 1960. Nella sua Bergamo, che lo vide operoso e attivo, si spense il 17 agosto 1980.
La Storia dell'elettrostimolazione
L'elettrostimolazione è un metodo in realtà antico, utilizzato già da molti secoli anche se in modo rudimentale. Ma fu nel secolo XVIII che lo scienziato Luigi Galvani dimostrò che facendo passare della corrente elettrica per il midollo spinale di una rana, si potevano ottenere delle contrazioni muscolari. Questo esperimento fu ripetuto in molte università, anche se ancora non si capiva il perché. Osservando la reazione alle scariche elettriche di muscoli di creature prive di vita, si notò che il muscolo conservava per un certo lasso di tempo la sua capacità contrattile in risposta alla corrente elettrica. Era ormai dimostrato che la base dell'impulso nervoso era la corrente elettrica e che quest'ultima era una componente essenziale della fisiologia degli esseri viventi. Nel diciottesimo secolo, ai tempi di Galvani e Volta, non esistevano ancora gli strumenti necessari a misurare le correnti elettriche del corpo umano, ma quegli scienziati riuscirono a dimostrarlo e non si limitarono solo a quello; furono in grado di dimostrare che il tipo di energia che attraversava il corpo umano era della stessa natura di quella prodotta dai fulmini e di quella prodotta sfregando una barra di ambra. A questi scienziati si deve il merito di scoperte cruciali per la nascita e lo studio di nuove branche della medicina, come la neurofisiologia e la neurologia. Finalmente, a cavallo tra i secoli XIX e XX, una serie di importanti avanzamenti tecnologici, rese possibile l'uso dell'elettrostimolazione come elemento terapeutico nel trattamento di diverse patologie, soprattutto nel trattamento del dolore. Dobbiamo però aspettare la metà del ventesimo secolo per assistere alle prime applicazioni dell'elettrostimolazione nell'attività sportiva. Durante gli anni 60 fanno la loro apparizione le cosiddette “correnti russe”, un trattamento che deve il suo nome all'uso che ne fecero i preparatori sportivi degli atleti russi durante l'epoca dell'Unione Sovietica, sottomettendo gli atleti a delle scariche di un'intensità prossima alla tortura, in vista delle gare dove avrebbero dovuto dimostrare non solo la propria superiorità atletica, ma soprattutto quella del modello di società sovietica, destinata a crollare pochi anni dopo insieme al muro di Berlino.
La Storia del microscopio'
Durante il rinascimento un'invenzione assai nobile vide la luce: il microscopio. Un oggetto che tramite una lente o più lenti combinate era in grado di ingrandire piccoli oggetti. Nel 1590 due olandesi, Zaccharias Janssen e suo figlio, osservarono che aumentando il numero delle lenti in un tubo, l'oggetto osservato diventava incomparabilmente più grande. Il lavoro che risveglia l’interesse degli scienziati verso il microscopio e la “Micrographia” di Hooke, pubblicato nel 1665. Non è solo la precisione nelle osservazioni che decreta il successo del libro, quanto l’uso di bellissime e dettagliate tavole illustrate. La storia del microscopio prende un’inaspettata piega quando incrocia quella di Anthony Van Leeuwenhoeck un ricco commerciante di stoffe. Studiando da autodidatta raggiunge un’abilità insuperata nel taglio delle lenti, ottenendo degli ingrandimenti molto superiori a quelli degli altri microscopisti. Nell’estate del 1674 Leeuwenhoeck si trova a passare accanto a uno stagno, e decide di sottoporre alle sue lenti anche quell’acqua verdastra. Immensa fu la sua sorpresa quando vi scoprì una quantità enorme di esserini minuscoli. Leeuwenhoeck pubblica le sue osservazioni. Sono i primi lavori in cui vengono descritti protozoi e batteri e hanno una risonanza enorme. Da queste ricerche, si passerà pian piano ad un utilizzo metodico e rigoroso del microscopio. Grazie a questo strumento straordinario le cellule, osservate per la prima volta da Hooke, verranno riconosciute nella prima metà dell’Ottocento come gli elementi fondamentali della materia vivente. I miglioramenti apportati da allora, l'inserimento della luce elettrica, i condensatori, servirono solamente a migliorare la visione dell'oggetto osservato. Con l'invenzione del microscopio elettronico nel 1930 in Germania si arriverà a incredibili ingrandimenti. Oggi il microscopio è uno strumento insostituibile in laboratorio, ed è diventato il simbolo stesso della ricerca scientifica.